mercoledì 27 luglio 2022

FABRIANO, BASKET E VINCISGRASSI…

Testo di STEFANO BALESTRA

Ma questi sono i vincisgrassi o le lasagne? Nasce da questa domanda, da questa battuta, l'idea di scrivere quest’articolo discettando su un piatto tanto caro ai marchigiani, i vincisgrassi, e le emiliane lasagne, e non solo.

(Nunzi con il numero 4 ,
da Superbasket dell'epoca)

Il tutto su Facebook, io a Fabriano e il mio interlocutore a oltre 9000 km di distanza, a Portland, in Oregon, sulla west coast, la costa occidentale, sull’oceano Pacifico, negli Stati Uniti. L'interlocutore si chiama Vincenzo Nunzi che in gioventù, all'inizio degli anni ottanta, poco più che ventenne, Alberto Bucci volle con se proveniente dal fiorente vivaio di San Giovanni Valdarno, per costruire la squadra che poi in due anni avrebbe regalato a Fabriano la serie A1. Era la stagione 1980-81, quella della promozione in serie A1 sfuggita per un soffio.

La storiografia racconta di come fosse stato l'acquisto più costoso all'epoca dell’Honky, fu pagato, infatti, 100 milioni di vecchie lire. Vincenzo, classe 1961, nativo di Pontassieve nel fiorentino, fece un salto dalla serie C alla serie A2. In realtà Vincenzo, rientrò nell'affare tra San Giovanni Valdarno e Fabriano che vide approdare in riva al Giano, l'anno precedente il play Francesco Mannella. Era un prospetto interessante, veniva da un vivaio di altissimo livello come quello di San Giovanni Valdarno, che nel 1976 si era fregiato del titolo italiano Cadetti e scelse Fabriano, anche se c'era l'interessamento forte nei suoi confronti da parte di Verona. Poi la carriera di Nunzi dopo Fabriano è stato un susseguirsi di squadre tra l'Emilia Romagna a Forlì, dove si trasferì nel campionato 1982-83, insieme all’idolo dei tifosi fabrianesi Leonardo Sonaglia, la Toscana a Siena e le Marche a Porto Sant’Elpidio e Civitanova.

CHE RICORDI HAI DEL PERIODO DI FABRIANO?

“Abbiamo vissuto, ho avuto la fortuna di vivere un periodo d'oro per il basket italiano forse non pienamente colto all'epoca. Ho dei ricordi splendidi, meravigliosi, un grande rapporto con le persone, si viveva da Dio, anche il gruppo della squadra era cementato. Eravamo tutti amici, il buonumore accompagnava la squadra, mi ricordo ancora ad esempio le torture del professor Franco Rosei, il preparatore atletico della squadra, ma era la giusta conseguenza per gli obiettivi che volevamo raggiungere. L'obiettivo della squadra andava oltre. La squadra, il collettivo era quello che contava, Bucci sapeva tenerci sempre su di giri e avevamo una serenità di spirito che era una delle armi i più.  Unico rammarico personale, dal punto di vista professionale, aver giocato nei due anni a Fabriano poco o niente, ma Alberto Bucci, grande allenatore, grande persona,  aveva una visione non espansiva nei confronti di noi giovani, preferiva affidarsi ai più collaudati e navigati elementi con esperienza. La squadra era stata costruita da Alberto, con un’idea ben precisa… vincere… E così avvenne. Personalmente ho imparato a stare in un gruppo affiatato, cementato, unito tipo uno per tutti e tutti per uno, sono rimasto in contatto con Alessandro Gambelli (recentemente scomparso n.d.r.), ma anche con Maurizio Lasi, Massimo Casanova, Mark Crow, Gianni Tassi con i quali ci sentiamo spesso e volentieri”.

“Per me Fabriano, per la mia filosofia di vita, era un posto idilliaco, io amante della natura mi trovavo spesso a passeggiare sul monte Cucco, oppure sul Catria, oppure essendo amante del cibo anche a Gubbio e zone limitrofe. Ancora ricordo con grande piacere il calore dei fabrianesi, eravamo adorati perché avevamo portato l’interesse per il grande basket, in una zona che era priva di attrazioni cestistiche di alto livello”.  All’epoca Fabriano era definita la Cantù dei poveri, riusciva a portare il 10% della popolazione nelle gare casalinghe e spesso e volentieri, 500 appassionati assistevano agli allenamenti della band di Bucci.

“Spesso e volentieri – ricorda Vincenzo- la domenica mattina dopo la messa facevamo la passeggiata per il corso quando si giocava in casa e mi ricordo che in più di un'occasione s’incontrava Vittorio Merloni che ti chiedeva come stavi, come andava, incredibile, veramente incredibile”.

 “Una volta erano ospiti i miei genitori e a mio padre capitò di parlare con il signor Vittorio Merloni e ne rimase letteralmente entusiasta, non capitava tutti i giorni di parlare a tu per tu con quello che era all’epoca il presidente di Confindustria”.

Vincenzo oltre al basket aveva un'altra passione e un altro talento che era quello della cucina. Cosicché nel 2014 si trasferì negli Stati Uniti d'America dapprima a Dallas e poi a Portland, dove ha lavorato in ristoranti gestiti da italiani. Poi ecco il lockdown per il covid, durante la pandemia Vincenzo in quei periodi che comunque il governo americano aveva supportato economicamente, con dei ristori efficaci, decise di cambiare radicalmente il proprio mondo del lavoro e di mettersi in proprio. Lavorando per privati, per aziende, ma anche per chi vuole ed ha piacere di capire anche la cucina italiana fino in fondo. Recentemente è stato invitato in una scuola, per raccontare la cucina italiana.


Ed ecco che anche qui riaffiorano i ricordi dei periodi passati a Fabriano e nel centro Italia. “A Fabriano mangiavo spesso al ristorante La Marchigiana, esiste ancora? facevano dei vincisgrassi che me li sogno ancora la notte... Così come mi sogno il ciauscolo, ma è impossibile da importare in America per le restrizioni profonde. Vorrei provare a rifarlo per conto mio, così come faccio per le salsicce toscane, ma non è semplice trovare gli ingredienti, cercherò di farlo aggiustando i sapori”.

“Ma le cose che cerco di fare apprezzare agli americani sono anche il coniglio in porchetta, la crescia sfogliata di Urbino, la crescia con il formaggio, i ravioli alla marchigiana, il pesce come ho imparato ad apprezzare a Civitanova e a Porto Sant'Elpidio con il padellone e la matriciana, rivisitata e che ho chiamato con il nome de l' amarchigiana”.

“Un lavoro costante e quotidiano, per cercare di far capire chi siamo e cosa è la nostra cucina, anche se non è semplice da parte degli americani capire certi piatti. D'altronde Portland è riconosciuta come la città americana del cibo, della gastronomia, tanto da essere gemellata dal 2003 con Bologna e nei supermercati di questa metropoli il cui conglomerato urbano raggiunge complessivamente i 3 milioni di anime, si possono trovare abbastanza facilmente anche dei vini italiani.

“La cucina che propongo qui in America, è connessa con la mia esperienza "baskettara" e in parte "spirituale" (Assisi/Umbria)....quel Crinale, dove si incontrano, Romagna, Toscana, Umbria e Marche....”

In pratica un ambasciatore, un divulgatore della cucina italiana e di quella fabrianese e  marchigiana in America.

“Io e mia moglie Deborah, abbiamo in mente di fare un lungo viaggio in Italia, verso ottobre di quest’anno, vorrei fargli conoscere anche i luoghi in cui ho sviluppato la mia carriera di giocatore. E sicuramente una puntatina la dedicherò anche a Fabriano”.

NONA EDIZIONE DEL TORNEO OPEN DI SASSOFERRATO


Torna il tennis di alto livello a Sassoferrato con la nona edizione del torneo Open Città di Sassoferrato "Memorial  Lucio Montecchiani", che si svolgerà dal 27 luglio al 12 agosto presso i campi del circolo cittadino di  tennis del Comune sentinate . L'unico tabellone sarà riservato al singolare maschile con un ricco montepremi di 10.000 euro, con ospitalità dagli ottavi di finale in poi.

La kermesse organizzata dal tennis club ASD di Sassoferrato, con il patrocinio del comune di Sassoferrato, è più importante evento tennistico delle Marche  ed uno dei più importanti in Italia a livello Open, ossia aperto a tutte le categorie tennistiche. Saranno tante ed entusiasmanti le sfide per cercare il successore nell’albo d’oro del siciliano Luca Potenza (cat. 2.1) che aveva primeggiato nel 2021 sul laziale Gabriele Noce (cat. 2.2). Numerose ed iniziative parallele in grado di intrattenere il numeroso pubblico che assisterà entusiasta alle sfide tennistiche, il 5 agosto si svolgerà una cena di pesce, preparata dallo chef Alessio Bigoni, in collaborazione con Marester Style il cui ricavato sarà devoluto al Comitato della Croce Rossa di Sassoferrato, e che sarà replicata la sera successiva, invece dal 7 al 12 agosto ogni sera saranno aperti presso i campi di gioco gli stand gastronomici , con stuzzichini del territorio che farà non da cornice alla manifestazione per socializzare in compagnia e in grado di deliziare di prelibatezze il pubblico.

 

STEFANO BALESTRA

TENNIS - SUCCESSO PER LA TERZA EDIZIONE DEL TORNEO DEL BORGO


Si è svolta dal 4 al 21 luglio presso i campi del tennis borgo Fabriano la terza edizione del torneo cittadino di tennis. La manifestazione prevedeva due tabelloni riservati al singolare maschile e l'altro al doppio misto. Nel torneo di singolare maschile ha prevalere tra i 48 iscritti è stato Lorenzo Carnevali che dopo aver regolato in semifinale, Sergio Federici batteva in finale Andrea Bonucci che aveva battuto in semifinale il giovane Francesco Rivosecchi per 6/7 - 6/3- 10/5 (tie break). Il vincitore scrive il proprio nome nell'albo d'oro della manifestazione dopo di quello di Gabriele Pegolo che aveva primeggiato nel 2020 e quello di Giacomo Grossi che aveva vinto nel 2021. Invece sono state otto le coppie che si sono date battaglia nel tabellone del doppio misto a prevalere è stata la coppia Patrizia Manieri e Valerio Cristofanelli che hanno battuto in finale con il punteggio di 6/3 6/3 Alessandra Longo e Andrea Rivosecchi. I vincitori aggiungono i loro nomi nell'albo d'oro che aveva visto prevalere nel 2020 la coppia formata da Barbara Piersigilli e Gianni Regno e nel 2021 la coppia formata da Cristina Guerci e Piergiorgio Castelli. Il presidente factotum del circolo del Borgo, Gabriele Cesari ringrazia l'assicurazione Cattolica di Giulio Bennani per i trofei riservati ai vincitori e un grazie particolare vanno come sempre a tutti i partecipanti e al pubblico sempre appassionato e numeroso durante tutta la manifestazione. Un circolo attivo che vedrà continuare il centro estivo di tennis e a fine settembre riprenderanno i consueti corsi di tennis per bambini e adulti, che dureranno per tutto il periodo invernale e che negli scorsi anni hanno fatto registrare un notevole successo di adesioni.

STEFANO BALESTRA


domenica 3 luglio 2022

UN CALEIDOSCOPIO DI EMOZIONI

 Quando passione e lavoro possono fondersi per la valorizzazione dell’ambiente e della fauna delle nostre zone.

testo di STEFANO BALESTRA

Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore come diceva il grande fotografo Henri Cartier - Bresson. E per chi come il sottoscritto che vi scrive queste righe, piace fare le fotografie, ma piacciono anche la natura e gli animali, certe immagini sono come una medicina per l'anima. Quando poi vedi un giovane appassionato  di natura, ambiente, che attraverso l’amore per la fotografia racconta l’essenza della vita, condivide il bello del mondo, lo è ancora di più. E quando sui social vedi le foto di Jonathan Giovannini, rimani a bocca aperta, perché attraverso quegli scatti cerchi di capire quello che il mondo ci sussurra.

 


Chi è Jonathan?

Jonathan, viene da Sassoferrato, ma nasce a Fabriano il 16 marzo 1994 e ha seguito un percorso di studi che è poco inerente al lavoro che sto facendo, infatti sono ingegnere informatico e lavoro come fornitore esterno per un'importante azienda della Vallesina e riesco comunque a tirare avanti entrambi le attività in parallelo. L’amore per la fotografia da passione sta diventando mano a mano una parte della mia vita professionale. Continuo a studiare, a migliorare le tecniche, a sperimentare l’uso di luci, ombre e tempi diversi.


 

Come nasce la passione per la fotografia?

La passione per la fotografia, in realtà è una conseguenza in quanto a me è sempre piaciuto stare in montagna, a contatto con gli animali. Sei, sette anni fa, ho conosciuto un gruppo di fotografi, tutti i paesaggisti e abbiamo creato un'associazione no profit Italiana grazie alla quale condividiamo parecchi momenti. Poi dalla paesaggistica sono passato agli animali, poiché è molto emozionante quando ti ritrovi faccia a faccia oltre al paesaggio, anche con la natura viva, con l'animale selvatico. Questa passione è diventata improvvisamente un bisogno e ora sono dipendente da questo tipo di esperienze.

 

Come si fa a fotografare un animale che sia una piccola volpe, un grande orso?

In realtà in ogni foto c'è uno studio dell'ambiente e dell'animale fatto in precedenza, monitoraggio con il binocolo per capire come si comporta durante le varie fasi della giornata, delle sue abitudini. La cosa più importante è il vento, devi metterti sopravento, non facendo captare il tuo odore e non farti scoprire, fingendo quasi di non esserci.


Tra le tante immagini qual è la preferita?

La mia preferita è quella del muflone fatta sul Monte Catria dove c'è una colonia. L'ho scattata l'anno scorso dopo 6-7 giorni di appostamento,  in quell'angolo di montagna correva verso di me in mezzo alla neve, non si era accorto che ci fossi io. Bellissime foto anche perché aveva le corna innevate. Poi appena mi ha visto se n'è andato per la sua strada.


 

Hai mai avuto paura?

Ero in Abruzzo, e mi sono ritrovato quasi  faccia a faccia con un branco di cinghiali che aveva i cuccioli, erano una quarantina, sembravano formiche quanti erano. Quando hanno captato la mia presenza, le madri hanno fatto un finto attacco probabilmente, sono corse verso di me, ma fatalità ha voluto che il terreno fosse bagnato perché aveva piovuto, il cinghiale scivolava e ha cambiato percorso evitandomi.

 

La fotografia, un hobby, una passione, un lavoro, ma ha anche un costo?

Sicuramente l'investimento iniziale è sostanzioso sia per la macchina sia per l'obiettivo ma poi con andare il tempo si riesce ad ammortizzarlo. Nei mesi estivi dello scorso anno dopo la riapertura c'è stata tanta affluenza ai nostri eventi, ai nostri workshop, le persone avevano voglia di vivere e di uscire e stare in contatto con la natura.

 

 

Quali sono gli scenari preferiti?

In zona i Sibillini sono i più belli, per me è una specie di palestra, sono vicini a casa e dai degli scenari fantastici. In Italia a livello di animali penso che l'Abruzzo sia lo scenario migliore. All'estero, anche se il covid ha frenato un po' tutto, la Slovenia è bella per gli orsi, la Spagna per le aquile.


 

 

Tu che sei un osservatore privilegiato come vedi lo stato della nostra natura?

Nelle nostre zone il patrimonio naturalistico, è ancora messo bene, di fauna ce n’è molta, non sembra ma siamo circondati da tanti animali. L'unica cosa che mi dà fastidio e mi dispiace è vedere i rifiuti gettati così a caso una cosa che odio e non capisco, veramente insopportabile.


 

Come si concilia il tuo lavoro con la fotografia?

Non è sempre semplice, lavoro come ingegnere come sviluppo software per clienti importanti con determinate esigenze di tempistiche. Marzo e Aprile in cui la natura è ferma in cui a livello naturale non c'è grande movimento per cui posso lavorare tranquillamente mentre settembre-ottobre ad esempio la stagione più propizia, con gli orsi  che stanno per andare in letargo, oppure la stagione degli amori dei cervi e dei daini. La macchina fotografica è parte di me, è una terza mano, un terzo occhio.

 

Ci sono persone interessate alla natura?

Direi che è un'attività in forte crescita ultimamente con tante persone che si appassionano alla fotografia.

 

I nostri tempi sono governati dai like, dai follower e tu hai tantissimi seguaci su Instagram, Facebook eTik Tok.

I social se da un lato sono un male, dall'altro per noi che ci lavoriamo sono importantissimi perché ci permettono di trovare e mantenere i contatti con i clienti che ci contattano per il workshop o quant'altro, tramite Facebook e Instagram ma anche di trovare sponsor. Nel caso dell'auto con cui mi muovo nella natura una  Panda 4 x 4 che era di mio nonno, ed ora è diventata la mia icona, un'azienda importante d’illuminazione oltre a fornirmi tutto l'impianto per l’auto, mi ha chiesto di lavorare per loro, una cosa impensabile una volta. I social, sono un grande biglietto da visita se si usano con l'intelligenza giusta. Ma anche ad esempio mi è capitato durante il periodo finale del Covid dello scorso inverno di organizzare un lavoro in collaborazione con il parco nazionale dei Sibillini. Tante persone ci scrivevano che erano contenti e ci chiedevano di pubblicare le foto su Instagram, in quanto pur essendo chiusi in casa, grazie a quegli scatti riuscivano a immedesimarsi con l'ambiente come se fossero direttamente lì con noi. Anche perché le fotografie sono in mezzo per rendere partecipi gli altri della gioia che proviamo nel vedere un qualcosa di speciale.

I social sono una vetrina sulla natura e sono felici di vedere ciò che vedi con i tuoi occhi, raccontando sentimenti ed emozioni senza usare le parole, anche se poi non solo si racconta cosa si vede, ma anche un po’ se stessi.


 

A volte una foto racconta più di 1000 parole. Quanto conta il cuore quando fai le foto?

A volte si vede l'animale con distacco, bisogna essere innamorati. La fotografia è il risultato finale di tutto il lavoro che c'è intorno, della passione di ricerca, in studio, di uscite a vuoto prima di fare una foto. Il mio obiettivo è permettere alle persone di unirsi alle mie avventure e ai miei sentimenti attraverso le mie immagini. La cosa più importante per me è andare nella natura, in qualsiasi periodo e con ogni condizione atmosferica, anche di notte, per creare la mia personale interpretazione di ciò che vedo.


 

Quale è l’animale preferito da fotografare?

Il lupo è notevolmente il mio preferito e non ti stanchi mai di fotografarlo, anche se a volte ci vuole tantissimo tempo e tantissimi appostamenti. Un animale affascinante, fantastico, molto intelligente, uno dei più intelligenti tra gli animali sicuramente. Una sfida continua con loro e se riesci a fotografare senza farti beccare da loro, perché percepiscono la presenza umana a forte distanza, è bellissimo soprattutto vederli giocare anche con i loro cuccioli.

 

Per cui se il lupo lo conosci si ha una visione differente da quella di chi pensa che sia solo quello cattivo della favola di cappuccetto Rosso?

Non esiste il lupo cattivo, se parliamo di quello italico è uno stereotipo, ha molta paura dell'uomo è difficilissimo da avvicinare e che si avvicini,  l'uomo non deve temere il lupo, e non dimentichiamo che è importantissimo per l’ecosistema e la catena alimentare.


 

Quali saranno i prossimi impegni?

In Toscana un evento dedicato alla paesaggistica a maggio, e negli ultimi due anni a causa del covid e non sono riuscito a organizzare. Speriamo di farcela quest'anno, con la speranza magari il prossimo anno di farla anche naturalistica con gli animali, sperando di portare anche appassionati stranieri.

 

Quindi in bocca al lupo?.

"Viva il lupo, sempre... altrimenti io non esisterei... "

 

FABRIANO - III EDIZIONE DEL TORNEO CITTADINO DI TENNIS

Si svolgerà dal 4 al 21 luglio prossimi, presso i campi del tennis Borgo Fabriano il torneo cittadino di tennis giunto alla sua terza edizione. Due i tabelloni in programma come consuetudine, uno riservato al singolare maschile che vedrà 48 contendenti sfidarsi e l'altro al doppio misto dove le coppie pronte a darsi battaglia, saranno 16. La manifestazione organizzata dalla ASD tennis borgo Fabriano, del presidente factotum Gabriele Cesari cerca di far rivivere i fasti del torneo di Santa Maria Maddalena, una volta un must per tutti gli appassionati di tennis fabrianesi. Su due campi del circolo uno in cemento ed uno in erba sintetica si sfideranno fino all’ultimo punto i contendenti, che cercheranno di succedere nell'albo d'oro della manifestazione che ha visto primeggiare nella prima edizione del 2020 Gabriele Pegolo nel singolare maschile e Gianni Regno e Barbara Piersigilli nel doppio misto. Nel 2021 invece  il singolare maschile ha visto prevalere Giacomo Grossi mentre invece per quello che riguarda il doppio misto a primeggiare era stata la coppia formata da Piergiorgio Castelli e Cristina Guerci. Ma il circolo borghigiano è molto attivo in questa calda estate, anche con il centro estivo di tennis che richiama così come gli altri anni numerosi bambini, con lezioni di tennis e tante altre attività.

STEFANO BALESTRA

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