A pagina 3 del settimanale fabrianese L'Azione di questa settimana un mio articolo sulla vicenda Indesit/Whirlpool. Eccolo qui riproposto integralmente.
BALESTRA STEFANO
RSU Fim-Cisl Stabilimento di Melano Marischio
Quando il direttore de L’Azione, l’amico Carlo Cammoranesi mi
ha chiesto di scrivere questo pezzo e di questo lo ringrazio, oltre a rendermi
contento, mi ha fatto fare un viaggio indietro nel tempo e tornare con la mente
a quella calda estate del 2013, se non altro per l’argomento trattato, la
allora Indesit e l’odierna Whirlpool. Anche allora scrissi su queste colonne e
ancora oggi ricordo il titolo di quel pezzo: “E’ Melano story” e ancor più rammento
con piacere i successivi complimenti di tante persone tra cui tanti colleghi di
lavoro che erano rimasti colpiti dalle mie parole, parole che venivano dal mio
cuore, dalla mia anima una dichiarazione d’amore per un luogo nel quale ho
trascorso oltre la metà della mia vita, che dandomi la possibilità di lavorare
mi ha permesso di crescere e realizzarmi, anche grazie al ruolo di
sindacalista, in un momento brutto per noi, come l’annunciata chiusura dello
stabilimento di Melano. Poi sappiamo
come andò a finire la storia. Al termine di quei giorni, di quelle settimane di
quei mesi di lotta, ognuno dei quali passati a dare ai colleghi, anche a chi ti
confidava le paure e le ansie del momento, una speranza, anche se io nel mio
piccolo ne avrei avuto tanto bisogno e seppure tra mille incertezze ed
incognite Melano rimase aperta. In tanti
lo davano per spacciato comunque, soprattutto anche alla luce della successiva acquisizione
della Whirlpool. Ma io ho sempre creduto che avremmo potuto sovvertire ogni difficoltà
e riscrivere una storia che tante, troppe volte sembrava scontatamente già
scritta. Eppure in questi giorni in cui la Whirlpool, sembra avere fatto una
scelta decisa e precisa, e questa volta positiva, sul futuro della “nostra”
fabbrica, le parole non escono con la stessa semplicità e facilità di allora.
Non perché non ci sia soddisfazione, ci mancherebbe altro, inutile essere
ipocriti, ma per tutto quanto ruota intorno a questa vicenda e su quanto
annunciato nel piano Italia dalla multinazionale americana. La disperazione sui
volti e nei gesti dei colleghi di Caserta, perché sull’orlo del baratro della
perdita del posto di lavoro, in un territorio fortemente deindustrializzato e
in cui si può facilmente cadere preda della malavita, è la stessa dipinta sui
volti dei miei colleghi allora. Un film già visto, parole già tristemente
sentite, che avresti preferito non rivivere più. Ma anche perché vedere
cancellato un pezzo di storia di Fabriano, come quello racchiuso nello
stabilimento di Albacina, luogo simbolo dell’epopea merloniana è dolorosissimo.
La delusione, la rabbia, la determinazione, sono sempre le stesse ma a volte
non riescono a sovvertire gli eventi, a volte aberranti figli di una feroce e
spietata economia globalizzata, la cui onda lunga e ineluttabile, e sempre più
spesso non ha riguardo per la storia industriale, ma anche umana di un territorio,
di una collettività, tanto da cancellarne la sua identità. Quell’identità che a
volte anche la durezza della catena di montaggio, sapeva regalarti, insieme
alla consapevolezza di avere un bene prezioso e purtroppo sempre più raro: il
lavoro.
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