sabato 2 maggio 2015

DOLOROSO CANCELLARE UN PEZZO DI STORIA

A pagina 3 del settimanale fabrianese L'Azione di questa settimana un mio articolo sulla vicenda Indesit/Whirlpool. Eccolo qui riproposto integralmente.

BALESTRA STEFANO
RSU Fim-Cisl Stabilimento di Melano Marischio

Quando il direttore de L’Azione, l’amico Carlo Cammoranesi mi ha chiesto di scrivere questo pezzo e di questo lo ringrazio, oltre a rendermi contento, mi ha fatto fare un viaggio indietro nel tempo e tornare con la mente a quella calda estate del 2013, se non altro per l’argomento trattato, la allora Indesit e l’odierna Whirlpool. Anche allora scrissi su queste colonne e ancora oggi ricordo il titolo di quel pezzo: “E’ Melano story” e ancor più rammento con piacere i successivi complimenti di tante persone tra cui tanti colleghi di lavoro che erano rimasti colpiti dalle mie parole, parole che venivano dal mio cuore, dalla mia anima una dichiarazione d’amore per un luogo nel quale ho trascorso oltre la metà della mia vita, che dandomi la possibilità di lavorare mi ha permesso di crescere e realizzarmi, anche grazie al ruolo di sindacalista, in un momento brutto per noi, come l’annunciata chiusura dello stabilimento di Melano.  Poi sappiamo come andò a finire la storia. Al termine di quei giorni, di quelle settimane di quei mesi di lotta, ognuno dei quali passati a dare ai colleghi, anche a chi ti confidava le paure e le ansie del momento, una speranza, anche se io nel mio piccolo ne avrei avuto tanto bisogno e seppure tra mille incertezze ed incognite Melano rimase aperta.  In tanti lo davano per spacciato comunque, soprattutto anche alla luce della successiva acquisizione della Whirlpool. Ma io ho sempre creduto che avremmo potuto sovvertire ogni difficoltà e riscrivere una storia che tante, troppe volte sembrava scontatamente già scritta. Eppure in questi giorni in cui la Whirlpool, sembra avere fatto una scelta decisa e precisa, e questa volta positiva, sul futuro della “nostra” fabbrica, le parole non escono con la stessa semplicità e facilità di allora. Non perché non ci sia soddisfazione, ci mancherebbe altro, inutile essere ipocriti, ma per tutto quanto ruota intorno a questa vicenda e su quanto annunciato nel piano Italia dalla multinazionale americana. La disperazione sui volti e nei gesti dei colleghi di Caserta, perché sull’orlo del baratro della perdita del posto di lavoro, in un territorio fortemente deindustrializzato e in cui si può facilmente cadere preda della malavita, è la stessa dipinta sui volti dei miei colleghi allora. Un film già visto, parole già tristemente sentite, che avresti preferito non rivivere più. Ma anche perché vedere cancellato un pezzo di storia di Fabriano, come quello racchiuso nello stabilimento di Albacina, luogo simbolo dell’epopea merloniana è dolorosissimo. La delusione, la rabbia, la determinazione, sono sempre le stesse ma a volte non riescono a sovvertire gli eventi, a volte aberranti figli di una feroce e spietata economia globalizzata, la cui onda lunga e ineluttabile, e sempre più spesso non ha riguardo per la storia industriale, ma anche umana di un territorio, di una collettività, tanto da cancellarne la sua identità. Quell’identità che a volte anche la durezza della catena di montaggio, sapeva regalarti, insieme alla consapevolezza di avere un bene prezioso e purtroppo sempre più raro: il lavoro.

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