di STEFANO BALESTRA
Dicono che la macchina del tempo sia roba da fantascienza,
eppure c’è chi l’ha sperimentata veramente… Stiamo parlando di Francesco
Biocco, che ha vissuto tutta l’epopea merloniana e oggi Whirlpool, dalla fabbrica
“pane e salame” degli anni ’70 a quella 4.0 di oggi, la “model factory”, lanciata
verso il futuro. Francesco ha fatto tutta la trafila lavorativa, da operaio
alla lana di vetro a capo turno oggi. Se lo ricorda bene il suo primo giorno
lavorativo, eccome, era il 6 febbraio 1978, “dovetti essere accompagnato da mio
padre perché minorenne e al principio non furono giorni del tutto felici…” “A diciassette
anni –ricorda Francesco- per venire a lavorare, da Colle di Campodonico a
Melano, dovevo prendere due autobus e farmi accompagnare con la macchina da mio
zio, non era facile abituarsi e accettare la fabbrica e pensavo, ma chi resiste
qua dentro? Poi invece…” Ha vissuto sulla propria pelle tutte le fasi dello
stabilimento, quelle brutte e quelle belle, e le ricorda con lucida memoria e
le racconta come un fiume in piena, dalla Melano che si stava espandendo degli
anni ’70, alla crisi del 1985 e la paura di perdere il lavoro, la nuova fase
esaltante con la crescita, la visita a Melano di due giganti dei nostri tempi,
Sandro Pertini prima e Giovanni Paolo II poi, che aveva accolto qualche anno
prima i lavoratori Merloni in un’udienza a loro dedicata. Ma come dimenticare
l’incendio che “annerì” tutta la fabbrica nel 1991, ma poi rimessa a posto in
tempi record, perché come ricorda Francesco: “tutti ci siamo tirati su le
maniche per il nostro bene”.
“Ma quando furono portati via i frigoriferi nel 2006, pensai – dice Francesco- questa volta è finita veramente, così come anche nel 2013, ma poi la voglia di fare ci ha fatto vincere tutte queste sfide”. E oggi siamo qui, con l’apoteosi del 2017, quando Francesco, era il 14 febbraio, fu chiamato a tagliare il nastro dell’ideale varo di Melano e i colleghi lo acclamarono, con un coro in stile calcistico, al punto tale da spingere la presidente Esther Berrozpe a chiedergli il perché di tanta “venerazione”. “Sono quaranta anni che lavoro qui – rispose Francesco alla presidente- incredula di tanta longevità lavorativa e dell’aspetto giovanile del suo interlocutore”. “Sono stato orgoglioso e onorato di aver potuto rappresentare tutti i lavoratori di oggi, ma idealmente anche quelli che ho incontrato in tutti questi anni e che mi hanno dato ognuno qualcosa, a cominciare da quelli che quaranta anni fa mi accolsero come un figlio e mi aiutarono a crescere – dice Francesco-, mi sono sempre trovato bene con tutti. Il rapporto umano, quando uscirò, mi mancherà, ho sempre ascoltato tutti e cercato di risolvere i problemi di tutti, ecco perché la gente mi vuole bene, - c’è da credergli e lo confermo perché lo conosco da oltre trenta anni e non pecca di presunzione”. “ Non finirò mai di ringraziare l’azienda che mi ha permesso di realizzarmi come uomo, mettere su famiglia, anche mia moglie ha lavorato con noi, comprare casa, far studiare mia figlia all’università”.
A vedere la serenità con cui Francesco dice queste cose, ti colpisce, ma lui è fatto così, mite, semplice e schietto.
“Ma quando furono portati via i frigoriferi nel 2006, pensai – dice Francesco- questa volta è finita veramente, così come anche nel 2013, ma poi la voglia di fare ci ha fatto vincere tutte queste sfide”. E oggi siamo qui, con l’apoteosi del 2017, quando Francesco, era il 14 febbraio, fu chiamato a tagliare il nastro dell’ideale varo di Melano e i colleghi lo acclamarono, con un coro in stile calcistico, al punto tale da spingere la presidente Esther Berrozpe a chiedergli il perché di tanta “venerazione”. “Sono quaranta anni che lavoro qui – rispose Francesco alla presidente- incredula di tanta longevità lavorativa e dell’aspetto giovanile del suo interlocutore”. “Sono stato orgoglioso e onorato di aver potuto rappresentare tutti i lavoratori di oggi, ma idealmente anche quelli che ho incontrato in tutti questi anni e che mi hanno dato ognuno qualcosa, a cominciare da quelli che quaranta anni fa mi accolsero come un figlio e mi aiutarono a crescere – dice Francesco-, mi sono sempre trovato bene con tutti. Il rapporto umano, quando uscirò, mi mancherà, ho sempre ascoltato tutti e cercato di risolvere i problemi di tutti, ecco perché la gente mi vuole bene, - c’è da credergli e lo confermo perché lo conosco da oltre trenta anni e non pecca di presunzione”. “ Non finirò mai di ringraziare l’azienda che mi ha permesso di realizzarmi come uomo, mettere su famiglia, anche mia moglie ha lavorato con noi, comprare casa, far studiare mia figlia all’università”.
A vedere la serenità con cui Francesco dice queste cose, ti colpisce, ma lui è fatto così, mite, semplice e schietto.
Ma per tutte le cose, anche le più belle, c’è un inizio e una
fine, e quando te ne andrai per goderti la tua meritata pensione ci mancherai,
ne puoi stare sicuro…. Parola di amico…