venerdì 30 marzo 2018

SUL FILO DELLA MEMORIA...

Questo è l'articolo scritto su "La voce di Melano", houseorgan del sito Whirlpool, giunto al suo primo numero, dedicato alla memoria di Leonello Spadoni, prematuramente scomparso a gennaio, per omaggiare Francesco Biocco, che oltre ad essere un collega, è soprattutto un amico, che recentemente è andato in pensione.

di STEFANO BALESTRA
Dicono che la macchina del tempo sia roba da fantascienza, eppure c’è chi l’ha sperimentata veramente… Stiamo parlando di Francesco Biocco, che ha vissuto tutta l’epopea merloniana e oggi Whirlpool, dalla fabbrica “pane e salame” degli anni ’70 a quella 4.0 di oggi, la “model factory”, lanciata verso il futuro. Francesco ha fatto tutta la trafila lavorativa, da operaio alla lana di vetro a capo turno oggi. Se lo ricorda bene il suo primo giorno lavorativo, eccome, era il 6 febbraio 1978, “dovetti essere accompagnato da mio padre perché minorenne e al principio non furono giorni del tutto felici…” “A diciassette anni –ricorda Francesco- per venire a lavorare, da Colle di Campodonico a Melano, dovevo prendere due autobus e farmi accompagnare con la macchina da mio zio, non era facile abituarsi e accettare la fabbrica e pensavo, ma chi resiste qua dentro? Poi invece…” Ha vissuto sulla propria pelle tutte le fasi dello stabilimento, quelle brutte e quelle belle, e le ricorda con lucida memoria e le racconta come un fiume in piena, dalla Melano che si stava espandendo degli anni ’70, alla crisi del 1985 e la paura di perdere il lavoro, la nuova fase esaltante con la crescita, la visita a Melano di due giganti dei nostri tempi, Sandro Pertini prima e Giovanni Paolo II poi, che aveva accolto qualche anno prima i lavoratori Merloni in un’udienza a loro dedicata. Ma come dimenticare l’incendio che “annerì” tutta la fabbrica nel 1991, ma poi rimessa a posto in tempi record, perché come ricorda Francesco: “tutti ci siamo tirati su le maniche per il nostro bene”.
“Ma quando furono portati via i frigoriferi nel 2006, pensai – dice Francesco- questa volta è finita veramente, così come anche nel 2013, ma poi la voglia di fare ci ha fatto vincere tutte queste sfide”. E oggi siamo qui, con l’apoteosi del 2017, quando Francesco, era il 14 febbraio, fu chiamato a tagliare il nastro dell’ideale varo di Melano e i colleghi lo acclamarono, con un coro in stile calcistico, al punto tale da spingere la presidente Esther Berrozpe a chiedergli il perché di tanta “venerazione”. “Sono quaranta anni che lavoro qui – rispose Francesco alla presidente- incredula di tanta longevità lavorativa e dell’aspetto giovanile del suo interlocutore”. “Sono stato orgoglioso e onorato di aver potuto rappresentare tutti i lavoratori di oggi, ma idealmente anche quelli che ho incontrato in tutti questi anni e che mi hanno dato ognuno qualcosa, a cominciare da quelli che quaranta anni fa mi accolsero come un figlio e mi aiutarono a crescere – dice Francesco-, mi sono sempre trovato bene con tutti. Il rapporto umano, quando uscirò, mi mancherà, ho sempre ascoltato tutti e cercato di risolvere i problemi di tutti, ecco perché la gente mi vuole bene, - c’è da credergli e lo confermo perché lo conosco da oltre trenta anni e non pecca di presunzione”. “ Non finirò mai di ringraziare l’azienda che mi ha permesso di realizzarmi come uomo, mettere su famiglia, anche mia moglie ha lavorato con noi, comprare casa, far studiare mia figlia all’università”.
A vedere la serenità con cui Francesco dice queste cose, ti colpisce, ma lui è fatto così, mite, semplice e schietto.
Ma per tutte le cose, anche le più belle, c’è un inizio e una fine, e quando te ne andrai per goderti la tua meritata pensione ci mancherai, ne puoi stare sicuro…. Parola di amico…

sabato 3 marzo 2018

DOMANI AL VOTO TRA PROMESSE MIRABOLANTI E FAKE NEWS


Vabbè la campagna elettorale che si sta per finire, è stata la peggiore o una delle peggiori degli ultimi decenni, dove le forze politiche, sono passate da un iniziale “aboliamo tutto” a un successivo “promettiamo tutto”, all’insegna di chi la spara più grossa, pur di portare a se il maggior numero di consensi. Tanti venditori di fumo e piazzisti elettorali hanno accompagnato queste settimane pre-elettorali. Nel paese di acchiappa citrulli, in parte tutti gioco forza si sono trasformati in generatori automatici di mirabolanti promesse. Un mercato della propaganda destinato a essere dopato e tutti alla ricerca del colpo a effetto, a forza di slogan, per strabiliare l’elettorato, perdendo il senso della realtà e superando anche il confine dell’affidabilità, con ricette il cui effetto, sarebbe quello di pesare sul futuro del nostro paese per i prossimi decenni e sicuramente non in maniera positiva. La verità, come optional in questo mare magnum di fandonie a volte demagogiche, nell’orgia di parole che i candidati hanno profuso a go go nelle ore e ore di talk show televisivi, trascorse il più delle volte ad attaccare e delegittimare l’avversario politico, piuttosto che a spiegare i punti del proprio programma. Ma siamo sicuri che tutto ciò non sia esattamente quello che ci meritiamo? A mio modesto avviso, guardando la campagna elettorale “parallela” condotta su social media e network da “aficionados” di diverse frange politiche, parrebbe proprio di sì. Pochi, pochissimi hanno sostenuto le tesi della propria fazione politica (forse perché non ci credono neanche loro?), preferendo altre strade. Quali? Quelle dell’odio, della delegittimazione dell’avversario a colpi di fake news, alcune delle quali talmente irrealistiche e false, quasi quanto quelle propinate dai leader di riferimento. Questo deserto culturale, ha fatto si che le nostre bacheche dei social, siano state tempestate pressoché quotidianamente da questi odiatori con bufale artatamente create per creare odio nell’avversario politico. Quindi “indignatevi, questa è la sorella o il fratello di….” oppure “gli immigrati prima di…”, o quella, di qualche anno fa del senatore Cirienga (che neanche esiste!). ecc… sono stati condivisi, reetwati in maniera virale senza neanche verificarne l’autenticità o la veridicità, con somma indignazione degli internauti. Oppure vergogna prima gli immigrati e poi gli italiani, nessuno parla dei terremotati… Ogni argomento, dal più serio al più leggero e diverso, utilizzato per creare denigrazione e discredito. Ma d’altronde anche secondo alcuni studi, noi italiani siamo un popolo che non legge, non sa, non ascolta attentamente telegiornali e radio, non s’informa e orecchiando qua e la, si costruisce le proprie ferree opinioni sulla bolla di sapone del sentito dire. Con il risultato che la realtà vera è quella percepita, magari dal barbiere, al bar o dagli ospiti degli affollatissimi talk show televisivi. Siamo dei creduloni onniscienti, che nella civiltà dell’informazione a 360° sappiamo sempre di più, ma capiamo sempre di meno. Ma domani sarà l’ora ics, quella della verità forse, a patto di non dover rispolverare il motto: “si stava meglio quando si stava peggio”… Buone elezioni a tutti…

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