di Stefano Balestra
Nello, checco, pallino, pista fitto, maestro, passerotto,
Cip... Questi erano i nomi e i soprannomi di quando bambino di sette o otto
anni assistevo con mio zio alle partite della Fortitudo Fabrianese sui gradoni
del nuovo stadio di Fabriano, appena inaugurato e senza la copertura della
tribuna come lo conosciamo oggi. Questa storia comincia in una lontana domenica
d’inizio ottobre del 1970 per concludersi in una domenica di fine maggio
dell’anno successivo.
Il tempo, forse è proprio un'invenzione, come dice qualcuno,
il compagno che teniamo per mano e ci assomiglia come allo specchio, prima
bambino, poi adulto. Il ragazzo che invecchia con le stagioni, mentre le
stagioni restano sempre uguali, così come i ricordi. E dopo oltre cinquanta
anni, in un caldissimo giorno di agosto, quasi ti trovassi a bordo della
leggendaria De Lorean di “ritorno al futuro”, sei insieme a quei personaggi che
erano la tua gioventù.
L'occasione è stata la rimpatriata di quei ragazzi della
Fortitudo Fabrianese che nel 1970-71 vinsero il campionato di promozione di
calcio approdando in serie D, che si è svolta presso il ristorante il Gelso a
Fabriano. Tutti si sono ritrovati intorno a Sandro Mosca all'epoca allenatore
ma anche giocatore di quella squadra. Gli atleti che contribuirono al successo
furono: Nello Bellerba autentica saracinesca in porta, Claudio Marchigiani
“mela”, Francesco Palmini, capitan Dino Pauri, Antonio Carnevali difensore
roccioso, Paolo Guerrini "pallino", talentuoso mediano di spinta
secondo un gergo calcistico oggi desueto, uomo di gran valore umano e tecnico
che lo portarono a indossare casacche importanti e rifiutando la chiamata del
Napoli in serie A, militando anche nella Fiorentina di Nereo Rocco, per il
precampionato e la Coppa Italia e poi approdare all’Empoli in serie B, Eugenio
Tizzoni, ala tornante, il raffinato, Pacifico Crocetti regista impeccabile,
Francesco Pagnani “Checco”, Alberto Capriotti, mediano di spola, il “maestro”,
Gianni Reversi, Sandro Mosca, Mario Becchetti, Claudio Passeri “passerotto”, il
polmone Parmenio Bruffa “pista fitto”, il giovane di belle speranze Gisleno
Compagnucci "Cip", Ferruccio Grifoni “cannellone”, eterno dodicesimo
di Bellerba, Anacleto Trombetti, Angelo Bernardini, Antonio Troncone. Per
quella squadra reduce dalla retrocessione dalla serie D nella stagione
precedente e una scarsa disponibilità di fondi finanziari, si prospettava un
campionato in economia. E come si direbbe oggi un “underdog”, un outsider sotto
la guida del commissario straordinario di allora il dottor Claudio Morettini,
il segretario Fiorenzo Zamparini e dei dirigenti Franco Sella e Cesare Giuli,
grazie un mix di amicizia, di serenità, di fraternità unite a una dose di
preparazione tecnica di atletica, formò un cocktail perfetto, la “chimica”
della squadra, con il quale si otteneva risultati insperati.
Come riportano le cronache dell'epoca si riuscì a creare una
famiglia, giocatori e dirigenti riuscirono a superare momenti difficili, crisi
psicologiche e tecniche dando il meglio di se stessi, senza dimenticare il
numerosissimo pubblico casalingo cresciuto partita dopo partita tanto da essere
il dodicesimo uomo in campo. Una squadra che fu in testa per ventotto delle trenta
giornate di campionato, diciassette risultati utili consecutivi, sette punti di
vantaggio sulla seconda. Ma come detto il carattere, la consapevolezza, l’unità
d’intenti permise alla compagine cartaia di superare un momento di flessione a
metà del girone di ritorno che sembrava aver compromesso tutto. Ogni partita
veniva affrontata con il motto: “stupiamo noi stessi”.
La conviviale con la tavola imbandita da pietanze sopraffine,
è stata accompagnata da un video dell'ultima partita decisiva quella del 30
maggio 1971 in cui la Fortitudo fabrianese con un gol di Reversi prevalse sul
Cupramontana per uno a zero. La classifica finale vedeva la Fortitudo Fabrianese
al primo posto con 45 punti, due in più della diretta rivale Falconarese,
aggiudicandosi anche il premio disciplina. Questa compagine non molto quotata,
ma fiduciosa e conscia dei propri mezzi, riportò il nome di Fabriano tra le
altre sfere del calcio marchigiano.
Un po' come vissuto nella stagione 2023-24, super per il
pallone del nostro territorio. Infatti, il Fabiano Cerreto al termine del
campionato ultimo scorso è riuscito a ritornare nell'eccellenza, il massimo
campionato regionale calcistico, dopo appena un anno dalla retrocessione patita
la scorsa stagione.
Tanti i ricordi affiorati, come gli abbracci e la commozione
sui volti di quei ragazzi del ‘70, alcuni dei quali si sono ritrovati dopo
mezzo secolo da allora. Il ricordo è andato anche gli “amici” che per vari
problemi non sono potuti essere presenti e anche a chi purtroppo ha lasciato
questa terra. Aneddoti e racconti a go go di alcune partite di quella splendida
stagione, con estrema lucidità e dovizia di particolari, come se il campionato
vinto fosse stato appena ieri. L’odore della canfora del mitico massaggiatore
Genserico Bolzonetti negli spogliatoi, il pallone di cuoio con le cuciture,
l’erba sotto i tacchetti fissati agli scarpini con i chiodi, a volte vera croce
più che delizia dei giocatori, il sudore e la terra sulle guance. L’atmosfera
festosa delle trasferte ha accompagnato questa rimpatriata tra prima che
calciatori, anche amici, che in quella circostanza, realizzarono un’impresa
degna di rimanere nei ricordi più belli, nella memoria di ognuno di loro, i
ragazzi del 1970-71.
Un modo diverso di intendere il calcio, o forse meglio
definire il “pallone” a differenza di quello moderno senza memoria e senza
bandiere in cui i soldi hanno ormai quasi del tutto soppiantato la passione, in
cui prevale la “costruzione dal basso”, allora se ti azzardavi a passare il
pallone indietro al portiere eri fischiato. Ma era un calcio della passione,
dove c’era la cultura dell’oratorio, del campetto di periferia, dove si giocava
nei cortili, nelle vie tra le poche macchine presenti, dove nascevano ottimi
calciatori, ma soprattutto era una scuola di vita che ancor prima formava
uomini e amici per tutta la vita.
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(I ragazzi del 1979/71, oggi) |