domenica 17 febbraio 2013

17 Febbraio è la festa del gatto, auguri a tutti i mici.

Da 23 anni nel nostro Paese si festeggia il più piccolo dei felini
Oggi 17 febbraio in Italia si celebra il gatto. L’origine di questa data risale al 1990, quando la giornalista gattofila Claudia Angeletti lanciò un sondaggio sulla rivista “Tuttogatto”: «Quale giorno preferireste dedicare alla celebrazione dell’affascinante felino?». E la maggior parte dei lettori optò per la proposta di Oriella Del Col, il 17 febbraio appunto, in barba a tutte le superstizioni. 

Niente affatto casuale, il giorno è ricco di significati che lo rendono particolarmente adatto al nostro amato micio. Prima di tutto febbraio è il mese del segno zodiacale dell’acquario, il segno degli spiriti liberi e anticonformisti, di chi fa di testa propria sempre e comunque. Difficile pensare ad un mese migliore. Se poi ci aggiungiamo anche il fatto che febbraio era considerato anticamente il mese “dei gatti e delle streghe”, il cerchio trova la sua quadratura. E poi ovviamente tutta la simbologia legata al numero 17, per cui la decisione di fissare la festa del gatto, tradizionalmente anch’esso associato a sventure e avvenimenti funesti, vuole prendersi gioco di queste sciocche superstizioni e abbattere così il pregiudizio di medievale memoria. 

In Italia il gatto è, insieme al cane, l’amico a quattro zampe più diffuso, presente in una famiglia su tre. La sua eleganza e il suo spirito indipendente sono noti, forse meno nota la sua lealtà, grande amicizia e spiccata capacità di empatia. Perché, come ebbe a dire Michel De Montaigne, «Quando gioco col mio gatto, chi può dire se sono io che mi sto divertendo con lui o lui con me». 

Ma  soprattutto  che ogni giorno sia un giorno di festa per i nostri piccoli grandi amici, membri della famiglia!!

martedì 12 febbraio 2013

C'ERA UNA VOLTA IL CARNEVALE...

C'ERA UNA VOLTA IL CARNEVALE, QUANDO SI ERA PIU' PICCOLI E SPENSIERATI QUESTA FESTA AVEVA UN ALTRO SAPORE.  MAGARI UTILIZZAVI LO STESSO COSTUME PER QUALCHE ANNO, MA ERI FELICE LO STESSO...

LA VITA...

La vita è un'opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un'avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
La vita è la vita, difendila.

(Madre Teresa di Calcutta)

LEZIONI DI VITA...

LE MIE PASSIONI:LA FOTOGRAFIA


IL GIORNALISMO, L'INTER, LA PALLACANESTRO, LO SPORT, IL SINDACATO, LA FOTOGRAFIA, I GATTI, GLI ANIMALI, SE NON DIMENTICO NIENTE QUESTE SONO LE PASSIONI CHE HANNO ACCOMPAGNATO LA MIA VITA SINO AD OGGI..
SCATTARE FOTOGRAFIE PRIMA PER LAVORO, QUANDO SCRIVEVO SUI GIORNALI E POI PER PASSIONE SOPRATTUTTO AGLI ANIMALI, E' STATA LA MIA PASSIONE, ED ANCORA OGGI CONSERVO TUTTE LE MACCHINE FOTOGRAFICHE, SPLENDIEDE COMPAGNE DI VIAGGIO DI QUESTA PASSIONE ATAVICA, NOCHE' I NEGATIVI DELLE FOTO E GRAN PARTE DELLE STESSE, PRIMA DELL'AVVENTO DEL DIGITALE.

PAPA RATZINGER, IL GRANDE GESTO DI UN UOMO UMILE, CHE AMA I GATTI


Che Ratzinger non sia stato un pontefice conformista lo si può capire dall'amore per i gatti. Quando fu eletto al soglio di Pietro, molti ricordarono che, da cardinale, Ratzinger soleva attraversare le vie limitrofe alla Santa Sede, e da un contenitore di avanzi si fermava a dar da mangiare ai gatti di strada ai quali a volte si rivolgeva in dialetto bavarese. Un giorno, una muta di gatti lo seguì fin sotto porta Angelica, costringendo le Guardie Svizzere a bloccare l'invasione felina in Vaticano. Così come è negli annali la storia di Chico, gattone soriano di proprietà di Ratzinger su cui è stato scritto anche un libro, ma anche Milly la gattina dagli occhi gialli, con la quale Ratzinger  non esitava di parlare in dialetto bavarese. Insomma, il Papa è un vero gattaro, come si dice a Roma.

lunedì 4 febbraio 2013


L’anima degli uomini, l’anima degli animali.
di Margherita Hack

Che cos'è l'anima? Non credo che nessuno lo sappia esattamente, ma se noi abbiamo qualcosa che chiamiamo anima questo qualcosa lo hanno certamente anche gli animali.
Secondo me l'anima è il nostro cervello, le cui modificazioni chimiche governano i nostri sentimenti, le cui varie aree sovrintendono alle nostre azioni più o meno ra...zionali.
Il nostro cervello è come un computer un po' più complesso di quello degli animali più evoluti.
Potremmo dire che noi rappresentiamo l'ultima generazione di computer nella scala evolutiva.
Abbiamo capacità di astrazione che gli animali, forse ad eccezione di alcune specie di scimmie, non hanno. Ma per quanto riguarda i sentimenti, la capacità di affetto, la gelosia, la difesa del territorio, quanto siamo simili, uomini e animali, e soprattutto mammiferi e uccelli.
Da giovane credevo ancora che ci fosse qualcosa oltre la morte; ricordo che dopo la scomparsa di Cicino, un gattone soriano che aveva "studiato" con me, sulle mie ginocchia, dalla terza media fino al secondo anno di università, lo sognavo quasi tutte le notti e mi volevo illudere che fosse lui che dal mondo di là mi veniva a trovare, e speravo che l'avrei ritrovato dopo morta. Oggi non credo in nessun al di là. Dopo morti, uomini e animali, le molecole che formano il nostro corpo e il nostro cervello-anima lentamente si libereranno e si sparpaglieranno nell'atmosfera, da cui forse un giorno sfuggiranno negli spazi interstellari, o forse andranno a formare altri esseri, molecole e atomi, loro si quasi immortali.
Ma sarebbe bello poter trovare nel paradiso in cui credevo da bambina tutti gli animali che ho amato e che mi hanno amato.
Li ricordo tutti, cani, gatti e anche un pappagallo cinerino tutti con il loro carattere e la loro ben distinta individualità.
Il pappagallo mi fu portato in regalo da un astrofisico nigeriano. Non avevo mai avuto uccelli, perché credo che debbano vivere la loro vita da esseri liberi. Ma il pappagallo era ormai lì, sottratto alla sua vita nella giungla, spaventatissimo per il lungo viaggio in aereo, nascosto chissà dove. Ci vollero parecchie settimane perché cominciasse ad aver fiducia in me, a mangiare dalle mie mani, a cantare a squarciagola. Non potendo vederlo in gabbia, gli avevo ricostruito un habitat più adatto a un uccello, con rami d'albero e foglie, nella veranda. D'estate la veranda era aperta e lui volava dall'alto in basso, ma non era capace di volare verso l'alto perché purtroppo uomini crudeli gli avevano tagliato le remiganti. Era molto interessato ai colombi che venivano in giardino, e un giorno scomparve, probabilmente in cerca di libertà. Non l'ho più ritrovato e avrà fatto una brutta fine.
Ricordo la gatta Checca, tutta nera, che abbandonata quando aveva pochi mesi, mi corse incontro per strada come se fossi la sua mamma gatta, e mi ricordo quando si spense con un flebile miagolio all'età di 18 anni. Più che una gatta era una compagna di giochi, che faceva a nascondino fra i mobili di casa, che si sdraiava sul tavolo dove lavoravo, che mi seguiva a ogni mio spostamento.
Un mese dopo la morte della Checca morì anche il lupo Dick, quasi quattordicenne e che avevo comprato a dei ragazzi che lo picchiavano, quando era un cucciolo di 4 mesi. Era zoppo e cieco da un occhio, ma aveva un muso bellissimo, un carattere volitivo, e capace di un affetto commovente.
Senza la Checca e senza Dick la casa era tristemente vuota. Cosi decidemmo di andare al canile comunale; avremmo voluto un altro lupo, ma c'era una bastardona nera e marrone, incrocio tra un rottweiler e un doberman. "Prendetela, nessuno la vuole, è qui da 6 mesi" ci dissero gli impiegati del canile. E così la portammo a casa, dove si insediò subito sulla poltrona più comoda e la notte decise che il nostro letto era anche la sua cuccia.
Malgrado l'avessimo fatta visitare, nessuno si accorse che aveva quella terribile malattia che è la filaria. Le larve delle zanzare invadono i polmoni e dopo solo 8 mesi che era con noi, Lara morì soffocata in un lago di sangue, mentre stavamo correndo dal veterinario.
Oggi abbiamo la Lilli, un bracchetto istriano bianco con macchioline marroni, trovata in Slovenia, abbandonata e simile ad uno scheletro ambulante. E' con noi da 6 anni, ha una volontà di ferro. E'lei che decide dove andare a passeggiare, e se il percorso scelto da me non le piace si impunta sulle quattro zampe e nessuno la smuove. E' tenerissima e gelosissima degli altri cani, ma convive d'amore e d'accordo con le nostre attuali 6 gatte, la Genny, bianca e nera e scontrosa con gli estranei, la nera Sissy, timida e paurosa, la soriana Geppetta, affettuosissima e indipendente, la soriana Fabiola, ingorda e attaccabrighe, la certosina Topina, piena di affetto e che ho portato a casa dal giardino dell'Osservatorio, dove si lasciava morire per carenze affettive, e infine l'ultima arrivata, la Bianca, una gattona bianca e nera che viveva per strada e che un giorno ha deciso di venire a vivere nella veranda insieme ad altri quattro gatti randagi e poi ha stabilito di installarsi permanentemente in casa.
Si, credo proprio che se esiste un paradiso per noi, a maggior ragione debba esistere per gli animali, creature vittime di ogni cattiveria e ingiustizia eppur instancabili nel loro amore.

(dal libro "Anche gli animali vanno in Paradiso, storie di cani e di gatti oltre la vita" di Stefano Apuzzo e Monica D’Ambrosio – Edizioni Mediterranee 2001)

venerdì 1 febbraio 2013

QUEI GATTI DI DANIELA CHE ANCORA ASPETTANO .......

Totò, Pallina, Napy e Jerry non sono ancora stati adottati ed aspettano che qualcuno chiami! Come avrete letto, i tre adottati sono andati tutti fuori Fabriano. Io vorrei tanto che anche qualche nostro concittadino fosse toccato nel cuore e ci chiamasse per adottare questi mici. Un gesto nobile che Daniela, ovunque sia, apprezzerebbe con tanta emozione.
3381159663

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