A Fabriano il basket è un'istituzione quasi una religione. Una grande passione smisurata, che emise o primi vagiti negli anni sessanta, anche se in realtà i primi pionieri risalgono a molto prima. E il Pala Guerrieri era, almeno fino a prima della pandemia per i fabrianesi, almeno duemila e forse più, la chiesa laica del rito domenicale della partita. Oggi, a causa dell'inagibilità dello scorso aprile, sembra essere una cattedrale dismessa, in perfetto stile pandemico, il palasport è un risuonare di solitudine. Vetri rotti, polvere e dietro la penombra dell'abbandono. Un rito che durava in serie A da quasi da 30 anni. Inoltre la squadra sembrava il simbolo della rinascita di tutto il territorio. Terra votata al lavoro e all'industria. Lo sport potrà essere la medicina di una città ferita, inselvatichita, saprà fare da traino per un rinascimento di Fabriano? Potrà accelerare una rigenerazione sociale faticosa, di una città precipitata nel baratro della deindustrializzazione. Sospesa tra un presente dai contorni la labili e un domani imperscrutabile. Centinaia di persone sono scese in strada lo scorso 23 giugno e questo conta in una città che ha bisogno di rialzare la testa. Perché nello sport come nella vita vincere aiuta a vincere. Perché uno sport di squadra che aiuta a confrontarsi e Fabriano deve rilanciarsi insieme giocando appunto di squadra. Uno squarcio di sole nel cielo grigio. Questa metafora, descrive la promozione in serie A2 della Janus. E così dopo 13 anni di attesa, di incertezze, di illusioni, con una caduta e una rinascita lenta, sembrava che questo momento non dovesse arrivare mai. E così Fabriano una città con il suo pessimismo e la sua cupezza si e' illuminata, è tornata un po' a risplendere. 5 partite con Cividale ci sono volute a Fabriano per allungare una storia gloriosa, che digiunava una ormai da tre lustri, e riconquistare la serie A2. Un viaggio lungo non durato venti anni, come quelli impiegati d Ulisse per riabbracciare Itaca e la sua Penelope, in questo caso la serie A, che mancava da 13 anni per la precisione. Il cerchio si è chiuso e Fabriano in back, perché come cantava Venditti, certi amori non finiscono mai, fanno dei giri immensi e qualche volta ritornano. E così Fabriano torna alla ribalta nel piccolo mondo antico dei canestri italiani. E mentre in quei giorni in cui tutti eravamo felici per la nazionale di calcio, dello jesino mancini, Fabriano è tornata a strombazzare e festeggiare anche per quello che non è calcio, che non è la nazionale, ma che a Fabriano è lo “sport nazionale”. E così 13 anni dopo il sole torna a splendere sulla pallacanestro fabrianese, conquistando quella promozione che avrebbe voluto e probabilmente dovuto ottenere un anno fa. A marzo del 2020, quando il campionato e il mondo si fermarono per la pandemia. Dopo la scomparsa del 2008 il DNA cestistico il patrimonio cestistico fabrianese non era andato disperso, il seme della rinascita stava germogliando. La passione covava sotto le ceneri, ed era pronta a riesplodere. Perché in fondo quello che non ti uccide ti rende più forti come diceva quel tale.
STEFANO BALESTRA
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